il dizionario lo conferma, “commento” è il termine “corretto”. “serie di note illustrative o di giudizi critici apposta a un testo o illustrazione”, recita il “devoto-oli” nello stile rigoroso che gli è imposto dal ruolo. ma il linguaggio, per nostra fortuna, non è rigoroso. e così, per lo stesso devoto-oli, “commento” è, anche, “interpretazione soggettiva di un fatto o del comportamento o delle parole altrui”, dove riconquista l’intreccio di “invenzione” e di “riflessione” a cui ne viene fatta risalire l’origine. dunque provo a commentare...
commentare immagini attraverso parole è senz’altro possibile. ed anzi necessario, se si vuole, appunto, commentare. ma le parole dovrebbero riuscire ad evocare immagini. immagini di chi quelle immagini che si vogliono commentare ha creato. come nell’Artefice di Borges, che racconta di un uomo che si propone di disegnare il mondo. è così che, con il trascorrere degli anni, quest’uomo, o questa donna, “popola uno spazio con immagini di provincie, di regni, di montagne, di baie di navi, di isole, di pesci, di dimore, di strumenti, d’astri, di cavalli, di persone”, per poi scoprire “che quel paziente labirinto di linee traccia l’immagine del suo volto”... alla fine di tutto – sì, hai ragione Marguerite... – “non si traduce che il proprio turbamento: parliamo sempre soltanto di noi”.
“il sole si diverte a giocare con le nuvole”... qui sei tu che commenti una tua fotografia. e dunque commenti te stessa. ma se invece fossero le nuvole, in quella foto, a giocare con il sole? e se quegli stessi raggi – gli stessi raggi di quello stesso sole, ma in un luogo e in un tempo diversi, quelli di un’altra fotografia – non riuscissero poi davvero ad affondare nell’oceano, in quel “mare immenso, madre insonne” che “esige ogni cosa” – “il profeta” è fra i tuoi libri preferiti... – e, immagino, a rischiararlo?
certo, il sole è il protagonista delle tue fotografie. anche quando non lo si vede, c’è. nella immediatezza delle immagini. nella loro limpidezza. nel loro rappresentare con chiarezza la possibile, e senz’altro vera, genuina semplicità del mondo. quasi nulla è sfocato. quasi nulla è indeciso e confuso. quasi nulla... ma poi... poi un “campo di grano che confina con l’immensità di un carico cielo grigio”. e in quel placido lago scozzese, cosa raccontano i riflessi del cielo? sono poi sempre davvero così quiete le onde di sperlonga? e poi, ancora, perché le fotografie più intense mi appaiono quelle, rare, in bianco e nero? sarà solo perché sono in bianco e nero?
sole, nuvole e mare profondo. chiarezza e, assieme, indecisione e confusione, e i dubbi che queste lasciano intravedere, che rendono il tutto più ricco e più aperto alle possibilità, come quella luce “che si staglia nel cielo turbolento”.
Mi presento subito: questa sono io o meglio è la mia parte più curiosa, quella che rappresenta la mia piccola porta che si apre sul mondo, il mondo che ho in testa e che spesso fa fatica a conciliarsi con quello esterno.
Come dice il fotografo Olivier Föllmi “il bello della vita di un fotografo è cercare immagini che non esistono e farle vivere dando loro un senso” ed è per questo che amo la fotografia, perché apre una porta in un mondo dove gli scatti si trasformano in sinestesie di colori, immagini e suoni.
Attraverso la mia passione, i miei sogni ed i miei viaggi vi mostrerò dunque quella che sono, immortalando ciò che mi colpisce e che mi entra nell’anima.
Spero che continuiate a visitare il mio blog e che siate sempre più numerosi nel lasciare commenti e nel darmi consigli. Come sempre....
BUONA VISIONE!
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"Il bello della vita di un fotografo è cercare immagini che non esistono e farle vivere, dar loro un senso".
(O.F.)
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il dizionario lo conferma, “commento” è il termine “corretto”. “serie di note illustrative o di giudizi critici apposta a un testo o illustrazione”, recita il “devoto-oli” nello stile rigoroso che gli è imposto dal ruolo. ma il linguaggio, per nostra fortuna, non è rigoroso. e così, per lo stesso devoto-oli, “commento” è, anche, “interpretazione soggettiva di un fatto o del comportamento o delle parole altrui”, dove riconquista l’intreccio di “invenzione” e di “riflessione” a cui ne viene fatta risalire l’origine. dunque provo a commentare...
commentare immagini attraverso parole è senz’altro possibile. ed anzi necessario, se si vuole, appunto, commentare. ma le parole dovrebbero riuscire ad evocare immagini. immagini di chi quelle immagini che si vogliono commentare ha creato. come nell’Artefice di Borges, che racconta di un uomo che si propone di disegnare il mondo. è così che, con il trascorrere degli anni, quest’uomo, o questa donna, “popola uno spazio con immagini di provincie, di regni, di montagne, di baie di navi, di isole, di pesci, di dimore, di strumenti, d’astri, di cavalli, di persone”, per poi scoprire “che quel paziente labirinto di linee traccia l’immagine del suo volto”... alla fine di tutto – sì, hai ragione Marguerite... – “non si traduce che il proprio turbamento: parliamo sempre soltanto di noi”.
“il sole si diverte a giocare con le nuvole”... qui sei tu che commenti una tua fotografia. e dunque commenti te stessa. ma se invece fossero le nuvole, in quella foto, a giocare con il sole? e se quegli stessi raggi – gli stessi raggi di quello stesso sole, ma in un luogo e in un tempo diversi, quelli di un’altra fotografia – non riuscissero poi davvero ad affondare nell’oceano, in quel “mare immenso, madre insonne” che “esige ogni cosa” – “il profeta” è fra i tuoi libri preferiti... – e, immagino, a rischiararlo?
certo, il sole è il protagonista delle tue fotografie. anche quando non lo si vede, c’è. nella immediatezza delle immagini. nella loro limpidezza. nel loro rappresentare con chiarezza la possibile, e senz’altro vera, genuina semplicità del mondo. quasi nulla è sfocato. quasi nulla è indeciso e confuso. quasi nulla... ma poi... poi un “campo di grano che confina con l’immensità di un carico cielo grigio”. e in quel placido lago scozzese, cosa raccontano i riflessi del cielo? sono poi sempre davvero così quiete le onde di sperlonga? e poi, ancora, perché le fotografie più intense mi appaiono quelle, rare, in bianco e nero? sarà solo perché sono in bianco e nero?
sole, nuvole e mare profondo. chiarezza e, assieme, indecisione e confusione, e i dubbi che queste lasciano intravedere, che rendono il tutto più ricco e più aperto alle possibilità, come quella luce “che si staglia nel cielo turbolento”.
By Anonimo, at 8:06 PM
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